La Capitale tra le città che guidano la nuova tendenza
Social Eating a Roma: la convivialità romana scopre le nuove frontiere della sharing economy applicata al cibo.
Cosa vuol dire Social Eating?
Dal punto di vista del cuoco vuol dire cucinare per ospiti sconosciuti, come in un ristorante, ma senza le complicazioni burocratiche dell’avere un ristorante.
Dal punto di vista degli ospiti vuol dire poter partecipare ad aventi gastronomici molto curati, durante i quali sarà possibile conoscere persone nuove che condividono la passione per la buona cucina.
Gli eventi vengono organizzati e pubblicizzati sulla rete, si svolgono in location private nella maggior parte dei casi e coinvolgono un numero limitato di persone, scelto di volta in volta dal cuoco organizzatore.
Per quanto riguarda i costi, sono molto inferiori di quelli che si dovrebbe sostenere in un comune ristorante e in questo risiede la vera forza del progetto. Lo hanno capito bene i fondatori di Gnammo, la piattaforma dove si incrociano cuochi e amanti della buona cucina di tutta Italia.
Social Eating a Roma
Come ha dimostrato una ricerca sui dati del Social Eating in Italia pubblicato da Repubblica, la Capitale è seconda soltanto a Milano per quanto riguarda la diffusione e l’apprezzamento del Social Food, che genera introiti per circa 1.200 Euro al mese ai cuochi romani.
Gli eventi di Gnammo su Roma offrono una buona varietà di temi e di prezzi: cene marocchine, a base di pesce o dei sapori del sud. I prezzi oscillano tra i 15 e i 50 Euro a persona.
Della piattaforma Gnammo fa parte Ceneromane, che raccoglie eventi organizzate nell’area capitolina. Il costo è piuttosto elevato, ma le location sono davvero esclusive e hanno talvolta linee tematiche come la cucina rinascimentale o la musica operistica con cui accompagnare il pasto per un evento di gran classe.